Io non so perchè, ma se
prendo tra le mani questi gomitoli, non posso fare a meno di pensare
a giacomo leopardi, non lo so, ma lo immagino. Immagino che sia per
il rapporto folgorante che il poeta identifica tra uomo e natura.
Oggi, anestetizzati dalla civiltà immaginiamo la natura come se
fosse un posto di delizie perdute, si dimentica la conquista, la
lotta, ma anche la sconfitta che non potrà essere se non finale e
definitiva. E vabbè, ma senti quest'odore, mi direbbe forse il
pastore errante per l'asia, lo senti? La morbidezza di questa lana ha
una storia, tocca, le pecore sono della razza gentile di puglia,
sono
state incrociate nel 600 dal re spagnolo con montoni merinos per
fornire lana per le giacche del suo esercito, senti come è elastico
il filato? pettinato e non cardato; i luoghi di questa lana hanno una
storia, Castel del monte in provincia dell'aquila fino all'inizio del
900 forniva questa lana a mezza europa. Alla fine dell'800 qui c'erano 2000 abitanti e 12000 pecore, togli vecchi e bambini... Non sei interessato, ma vedi
che forse Leopardi metteva in relazione natura e cultura, direbbe il
pastore, seguimi che ti faccio sentire...
La prima cosa è l'odore,
questa lana profuma della mia infanzia, sa di lanolina, di animale e
di santoreggia, ti stordisce. Se la metti al sole il profumo si apre,
come il bouquet di un vino rosso lasciato decantare, poi arriva il
resto... Dietro questo gomitolo, dice il pastore, c'è uno sforzo
innaturale, ci sono storie di persone appassionate e folli, dieci
anni fa, se proprio vuoi saperlo, questa lana costava per smaltirla,
era più naturale, aggiunge il pastore, spendere per buttarla che
perdere tempo a lavorarla. Torna di nuovo Leopardi, natura, cultura,
sforzo, ma il risultato è nelle mie mani, la lana è splendida,
senza fronzoli, essenziale e densa. Se la lascio cadere rimbalza, sta
alle altre lane che ho in negozio come il risveglio della coscienza
del mattino ad una notte di tamburi. Succede allora che una volta
aperti gli occhi bisogna per forza svegliarsi ed alzarsi.
In un mondo, certificazioni, modelli interpretativi preimpostati, leggere sulla etichetta di questa lana che non è riportato la dicitura pura lana vergine, stringe il cuore. Non ce ne bisogno mi risponderebbe Giulio, il pastore, io le conosco per nome le mie pecore, so cosa hanno mangiato e quando, il formaggio che producono è bio, le pecore già lo sono. Questa lana allora, più che biologica, naturale, non trattata, non colorata se non con erbe ed allume di rocca, è una pratica igienica, non un nostalgico ritorno al passato, ma una fionda per l'avvenire.
Nessun commento:
Posta un commento